La NASpI, come sappiamo, è un sostegno fondamentale per i lavoratori che si trovano a fronteggiare la disoccupazione. Ma la domanda sorge spontanea: è possibile, durante il periodo in cui si percepisce questa indennità, tornare a lavorare? La risposta è sì, in alcuni casi, ma con una serie di condizioni e limiti che è cruciale conoscere per non perdere il diritto al beneficio.

La compatibilità tra NASpI e lavoro è un tema delicato, perché l’INPS (e la legge) cercano di bilanciare il sostegno al reddito con l’incentivo alla ricerca di un nuovo impiego. In sostanza, si può lavorare e percepire la NASpI, ma le regole cambiano molto a seconda del tipo di contratto e del reddito percepito.

Il nodo cruciale: il tipo di lavoro e i limiti di reddito

Il punto di partenza è capire che la situazione più “semplice” riguarda il lavoro subordinato a tempo determinato con una durata inferiore ai 6 mesi. In questo caso, la NASpI è compatibile, ma solo se il reddito del nuovo lavoro non supera la cosiddetta “no tax area”. Per intenderci, si tratta di quel limite di reddito che non genera imposte, perché inferiore alle detrazioni previste dalla legge. Per il 2025, questo limite è di 8.500 euro annui. Se il reddito rientra in questo tetto, la NASpI viene “sospesa” automaticamente per la durata del contratto a termine, e poi riprende al termine. È importante sottolineare che queste regole sono definite dalla legge (art. 9 D.Lgs. 22/2015) e da circolari INPS (come la n. 94/2015), quindi si tratta di dati sicuri.

Cosa succede, invece, se il lavoro a tempo determinato (sempre inferiore ai 6 mesi) supera questi limiti di reddito? In questo caso, la NASpI non è compatibile e si perde il diritto al beneficio. Allo stesso modo, la NASpI non è compatibile con un lavoro subordinato a tempo indeterminato, anche se il reddito fosse inferiore agli 8.500 euro.

Se, invece, si tratta di lavoro intermittente, la NASpI è compatibile, ma anche qui con il vincolo del reddito annuo che non deve superare la “no tax area”. Se non si percepisce l’indennità di disponibilità (tipica del lavoro intermittente), la NASpI si sospende nei periodi in cui si lavora effettivamente. Un aspetto importante da considerare è che, nel caso in cui il lavoro intermittente si prolunghi per oltre 180 giorni continuativi presso lo stesso datore di lavoro, si decade dalla NASpI solo se il reddito annuo supera il limite della “no tax area”.

Infine, la NASpI è compatibile anche con il lavoro autonomo e occasionale, ma anche qui con dei limiti di reddito annuo che è sempre bene verificare per sicurezza, perché possono subire aggiornamenti.

L’importanza della comunicazione all’INPS

Al di là della compatibilità o meno con il tipo di lavoro, c’è una regola fondamentale: la comunicazione all’INPS. Chi percepisce la NASpI e inizia una nuova attività lavorativa deve comunicarlo all’INPS entro un mese dall’inizio dell’attività (o dalla presentazione della domanda di NASpI, se l’attività era preesistente). In questa comunicazione, va indicato anche il reddito annuo previsto. Questa comunicazione è cruciale: la mancata comunicazione o la comunicazione tardiva comportano la sospensione o la decadenza dalla NASpI.

In conclusione: prudenza e verifica

In sintesi, lavorare durante la NASpI è possibile, ma le regole sono complesse e la prudenza è d’obbligo. È essenziale verificare sempre le informazioni aggiornate sul sito dell’INPS, prestare attenzione al tipo di contratto di lavoro, rispettare scrupolosamente la scadenza di un mese per la comunicazione e, soprattutto, non esitare a chiedere conferma all’INPS o a un consulente del lavoro in caso di qualsiasi dubbio.

Speriamo che questa guida ti sia utile per orientarti in questo ambito complesso. Se hai bisogno di una consulenza personalizzata, non esitare a contattarci.

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